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Dei bambini non si sa niente (Simona Vinci) – Recensione

By on 2 Ottobre 2022 0 580 Views
Dei bambini non si sa niente (Einaudi, 1997)

“Non ci ho mai pensato, che i nostri corpi potessero farsi male. Non ho mai pensato se erano cose giuste o sbagliate, erano cose, erano i nostri giochi.”

Parlare dell’erotismo dei bambini è ancora quasi un tabù, qualcosa che fa sentire un po’ a disagio, come se i bambini fossero da intendere esclusivamente come individui asessuati. Ma una sessualità ce l’hanno anche loro, seppur molto diversa da quella degli adulti.

È tutto strano, curioso, ancora lontano dall’avere un senso, ma assolutamente spontaneo. la scoperta del proprio corpo e delle proprie emozioni inizia in tenera età, con pulsioni e sensazioni che ancora non si è in grado di spiegare.

“I giochi dei bambini non sono giochi” diceva Montaigne. Sono prove generali alla vita adulta, delicati microcosmi in cui i grandi non possono e non devono entrare senza danneggiarne gli equilibri.

DEI BAMBINI NON SI SA NIENTE (1997) di Simona Vinci, parla di questo, bambini alla scoperta di giochi adulti, un romanzo durissimo ma al tempo stesso raccontato con estrema delicatezza attraverso le sguardo sempre meno ingenuo di Martina, una bambina di 10 anni coinvolta troppo nel mondo dei grandi.

L’autrice racconta una vicenda plausibile e per questo difficile da digerire, riuscendo a tratteggiare in maniera credibile la psicologia dei bambini con i loro timori e le loro scoperte ambigue ma ancora innocenti.

Il processo di crescita di Martina è accelerato dalla vicinanza a Mirko, il ragazzino più grande, che dall’alto dei suoi 15 anni istruisce bambine e bambini. Martina impara a conoscere il proprio corpo e quello dei maschi, ma anche i propri sentimenti, percependo, seppur appena accennato, un’attrazione particolare per l’amica Greta. Ma qualcosa stride, i giochi hanno un sapore sbagliato, obbligato, fra gli scherzi e le risate serpeggia del disagio, una sensazione di malessere, che crescerà fino al momento dello shockante finale, quando i giochi ormai sono sfuggiti di mano.

Un quadro debilitante di infanzia che brucia troppo presto, fuori controllo, lontana anni luce dallo sguardo di genitori assenti che non si accorgono di nulla.

Dei bambini non si sa niente è un romanzo indigesto, che tocca tematiche molto scabrose, inaccettabili per qualcuno, raccontate però con un garbo tale da non scadere nell’exploitation.

Una lettura per qualcuno estrema, uscita nel periodo post Gioventù Cannibale, quando nelle librerie era “di moda” trovare un tipo di narrativa così forte che adesso purtroppo un po’ latita sul mercato editoriale “mainstream”.

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